martedì 27 novembre 2012






La casa, il viaggio.


Succede, ed è una sensazione insolita, in parte curiosa e appagante. Al termine di un viaggio (in particolare poi se è durato per un lungo periodo) le stanze della mia abitazione mi salutano con un abito nuovo.
            Mi sembra, ma questa sensazione scompare dopo una ventina di minuti, di visitare un luogo conosciuto ma lontano, remoto. Forse l'aura del luogo, in mancanza degli abituali occupanti, si risveglia e si riappropria della sua esistenza, immergendosi nella sua atmosfera.
            Con lo sguardo che corre lungo le pareti, che sfiora i mobili e si sofferma sugli oggetti, sui libri, mi rendo conto che tutto sembra immobile, immerso in una pausa temporale. E' una sensazione di magica sospensione, un lieve stacco fiabesco, che produce  stordimento.
            Poi, prendendo in mano un libro, sfogliandolo, oppure raddrizzando un quadro (ma è più una conferma tattile che una reale esigenza), spostando una sedia, il tutto riprende vita, ritorna al consueto.
            Certo, ora il viaggio è terminato e si riprendono i vecchi ritmi, si ritorna alla solita routine. L'antro abitativo, la stanza dei miei giorni, reclama forte la sua presenza con il suo vestito statico fatto di ferro e cemento, e con un ritmo lento, ricomincia a sorridermi


                                                          RinaldoAmbrosia